L’oro e i suoi colori

Chi non ha mai sentito parlare o addirittura indossato dell’oro rosa o dell’oro bianco?
L’oro, materiale da sempre più usato nella gioielleria di lusso, mai passato di moda per il suo fascino prezioso e da sempre uno tra gli investimenti più sicuri al mondo, si presenta in numerosissime vesti colorate, alcune più tradizionali, altre più particolari.
In natura il prezioso metallo ha il colore del sole, giallo dorato, tendente quasi all’arancione. Ma come si ottengono le altre colorazioni?
Partiamo definendo cosa sia l’oro puro, appunto il nostro metallo colore del sole: anche noto come oro zecchino, esso si distingue per i suoi 24 carati. La caratura è l’unità di misura della “purezza”, che si esprime in una base matematica di 24/24. In altre parole, il carato, che si esprime con la sigla kt, equivale ad una parte di oro sulle 24 parti in cui convenzionalmente si divide il metallo.
L’oro utilizzato in gioielleria non è mai puro, ma sempre sotto forma di lega, quindi mescolato ad altri metalli e con una caratura che raramente supera i 18. Questo perché si tratta di un metallo assai tenero, che non può essere usato da solo nella creazione di gioielli, ma necessita di essere legato ad altri materiali, che conferiscano al prodotto un’adeguata durezza.
I metalli che possono essere uniti all’oro sono in numero limitato e quelli più comunemente usati sono il rame, l’argento e, più raramente, il palladio e il platino.
Proprio dalle diverse combinazioni di questi materiali e dalle loro percentuali dipendono le diverse tonalità che si possono conferire all’oro. Ecco i principali colori che si ottengono dalla mescolanza con altri metalli.

Oro giallo
Anche l’oro giallo standard utilizzato in gioielleria non è puro, ma frutto di una miscela con rame e argento, la cui percentuale può variare. Il 18 carati presenta un 75% di oro puro, 15% di rame e 10% di argento. Occasionalmente è possibile trovare preziosi in oro 24K.

Oro bianco
Le leghe di oro bianco originariamente sono state create in sostituzione al platino e sono state scarsamente utilizzate rispetto a quelle dorate fino agli anni’70, quando la moda porta alla ribalta gioielli in argento e oro bianco.
Per creare questa colorazione l’oro può essere miscelato con il nichel, ottimo per anelli e spille, perché crea un metallo più resistente, ma spesso causa di irritazioni o dermatiti; o con il palladio, ideale per l’incastonatura delle pietre, più costoso, ma più sicuro per la nostra pelle.
I gioielli in questo materiale sono solitamente ricoperti in rodio, ma quando questo rivestimento si usura, tendono a diventare opachi e a ingiallire.

Oro rosa e oro rosso
L’oro rosa si ottiene mescolando il nostro prezioso metallo con del rame. All’aumentare della percentuale di quest’ultimo la tonalità della lega tende dal rosa al rosso. Una particolare lega di oro rosso era usata anche dagli orafi chimù, popolazione stanziata nell’odierno Perù nel 1300.

Oro verde
L’oro verde è conosciuto fin dall’antichità come electrum, usato già nel I millennio a.C dai Lidi, abitanti dell’Anatolia, per la creazione delle loro monete. La lega è data dalla tradizionale miscela di oro, rame e argento, quest’ultimo in percentuale molto elevata, anche se di recente si utilizza anche dello zinco nel mix. La sfumatura verde è appena percettibile ed è impiegata soprattutto per creare contrasti di colore con altre leghe in gioielli multicolori.

Oro blu
L’oro blu è una lega di oro al 46% e di indio al 54%.

Oro viola
Formato da oro e alluminio, rappresenta un composto intermetallico, di solito fragile e per questo non indicato per un impiego in gioielleria. Nonostante ciò, l’oro viola e gli altri metalli di questo tipo possono essere sfaccettati e usati per lo più per i dettagli.

Oro nero
Esistono diversi metodi per la creazione di oro nero come la placcatura elettrolitica con rodio o rutenio, patinatura o ossidazione, quest’ultima grazie all’aggiunta di cromo o cobalto, che scaldati ad una certa temperatura formano uno strato di ossido nero.

 

Fonte immagine: quora.com